3 Novembre 2018 : Giornata di mobilitazione contro Escada e l’industria della pelliccia

FERMIAMO LA MODA ASSASSINA DI ESCADA

La politica sulle pellicce di Escada

Dopo che Escada è stato un obiettivo di proteste internazionali dal 2007 al 2010, l’azienda di moda di lusso ha dichiarato che avrebbe smesso di vendere pellicce. Ma nel 2017 Escada ha ripreso a vendere, nei suoi negozi e su internet, capi di abbigliamento realizzati con pellicce di volpi, angelli e altri animali. Gruppi e associazioni animaliste hanno iniziato una campagna di proteste e giornate di mobilitazione nell’inverno 2017-2018 in riposta a questo cambiamento di politica aziendale.

L’industria della pelliccia

Ogni anno l’industria della pelliccia uccide più di 50 milioni di animali in tutto il mondo. La maggior parte di loro, dopo essere stati tenuti prigionieri in gabbie per mesi negli allevamenti di animali da pelliccia, proprio in questa stagione vengono infine uccisi mediante diverse tecniche tra cui elettrocuzione, colpo alla nuca, soffocamento in camera a gas. È sui corpi di visoni, volpi, conigli, agnelli e altri animali che l’industria della pelliccia trae profitto per i suoi sporchi affari.

Per questi motivi aderiamo alla campagna internazionale contro Escada e sabato 3 novembre dalle 15 saremo davanti al negozio di Corso Matteotti 22 a Milano per protestare contro quest’industria assassina.

Lo sfruttamento degli animali e il controllo dei loro corpi sono prodotti della cultura e della società in cui viviamo allo stesso modo di altre forme di oppressione alle quali ci opponiamo: specismo, sessismo, transfobia, omofobia, razzismo e fascismo.

Per la liberazione animale, per la liberazione totale!

SABATO 3 NOVEMBRE – ORE 15.00 – Corso Matteotti, Milano

PRESIDIO CONTRO L’INDUSTRIA DELLE PELLICCE

Scarica qui il volantino stampabile dell’iniziativa >>>> Volantino Presidio contro Escada

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Primo numero del Bollettino “Quaglia!”

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Camminata di disturbo alla Caccia – 16 Settembre a Bergamo

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Torino – Resoconto della iniziativa contro la manifestazione procaccia “La caccia s’è desta” del 8 Giugno

L’8 giugno è stata indetta da diverse associazioni venatorie nazionali una grossa manifestazione nel centro di Torino. La motivazione per la quale l’iniziativa viene lanciata era protestare contro una proposta di legge che a livello regionale imporrebbe alcune limitazioni alla caccia in Piemonte, come una riduzione delle specie cacciabili e delle giornate disponibili per le battute nel mese di Settembre. Queste minimali ed irrilevanti modifiche all’attività venatoria, peraltro circoscritte a livello regionale, sono state sufficienti a portare in piazza circa un migliaio di cacciatori da diverse regioni italiane, seppur con una preponderante presenza dei vari gruppi piemontesi, al grido di “Difendiamo la caccia”.

La volontà di opporsi all’ennesimo esempio manifesto dell’arroganza di chi abitualmente occupa e militarizza i boschi e le foreste per farne macellerie a cielo aperto è emersa chiaramente dal confronto tra attivistx provenienti da diverse realtà locali e seppur con i limiti dovuti al poco tempo per la preparazione si è deciso di chiamare una contro iniziativa per la giornata.

Dalle 09.00 circa del mattino circa 40 attivisti /e si sono raccolti /e sotto Palazzo Chiablese, sul lato di Piazza Castello a Torino con megafoni, pentole, fischietti e tutto quello che la fantasia ha suggerito per essere il più rumorosi /e possibili. Sapendo che i cacciatori si sarebbero mossi in corteo e che i numeri sarebbero stati significativi la scelta è stata quella di attenderli il più vicino possibile al palazzo della Regione Piemonte dove si sarebbero fermati per tentare di disturbare il più possibile il loro teatrino.

Intorno alle ore 11.30 i cacciatori in corteo hanno iniziato a riempire la piazza concentrandosi, come ipotizzato, proprio dall’ingresso del palazzo della Regione. L’arrivo è stato accolto dai primi slogan “Boschi liberi”, “Giù le mani dagli animali”, “Assassini!” che hanno reso manifesta l’attitudine della protesta e hanno causato le prime reazioni dei cacciatori, che attraverso le due fila di polizia e carabinieri schierate a separare i due gruppi hanno iniziato a inveire con gesti di scherno incapaci di rispondere in alcun modo a quello che nel frattempo veniva detto al megafono. La posizione ha permesso di comunicare con diverse persone che accedevano al palazzo e che in larga parte hanno manifestato insofferenza verso la caccia e l’arroganza di chi la pratica, mostrando invece simpatia verso le ragioni della contro iniziativa. Gli striscioni “Fermiamo la militarizzazione dei boschi”, “Contro la caccia, per la libertà” e “Cacciatori sadici, se non uccidono non sono contenti” ben visibili anche dal resto della piazza hanno palesato a chiunque si trovasse nei paraggi il fatto che ci fosse un elemento di opposizione e contrasto rispetto alle istanze delle associazioni venatorie.

L’iniziativa si iscrive nella volontà di portare avanti un percorso di lotta in opposizione e conflitto con la pratica della caccia nei nostri territori, in quanto attività che manifesta in modo palese l’oppressione ed il dominio esercitato dall’essere umano sulle altre specie (che vengono uccise, sterminate, allevate ed “amministrate” in funzione della loro presunta utilità per l’industria venatoria) e sull’ecosistema (che viene gestito ed amministrato, pretendendo di regolarne ritmi ed equilibri ed annientando il poco che vi rimane di selvatico).

Per avere finalmente boschi liberi dalle doppiette, per la fine della caccia, animali liberi!

Quaglia!

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Nasce Quaglia!

Da dove veniamo, chi siamo, cosa vogliamo”: da queste domande sono nati gli incontri che stiamo facendo tra individualità e gruppi antispecisti che sentono l’urgenza di far ripartire le lotte di liberazione animale ma a cui manca una rete di condivisione e mutuo appoggio. Questi incontri rappresentano un’analisi di quanto è accaduto in passato e di quanto sta accadendo ora all’interno del movimento di liberazione animale: per fare il punto su criticità, errori, punti di forza e, soprattutto, sulla possibilità di far rinascere un percorso di liberazione animale radicale.

Ad oggi anche se si nota una maggiore sensibilità verso gli animali, i discorsi che vengono portati avanti da associazioni e gruppi animalisti restano riformisti e rispecchiano la superficialità dell’attuale società. Queste derive qualunquiste hanno indebolito la radicalità dei temi che invece erano portati avanti fino a qualche anno fa dal movimento di liberazione animale, facendo sì che quest’ultimo si disgregasse e prendesse strade diverse, con il moltiplicarsi di piccoli gruppi che però non hanno più nessuna connessione gli uni con gli altri, nessuna analisi politica e strategica condivisa, nessuna reciproca solidarietà. Si sono inoltre fatti avanti, in questo clima di forte sensibilità ma di debole analisi, gruppi di fascisti che cavalcano il sentimentalismo pietista verso gli animali, non connettono lo sfruttamento animale alle altre forme di oppressione sociale, e delegano la soluzione dello sfruttamento animale allo Stato. Negli anni questi gruppi si sono rafforzati entrando nelle manifestazioni e nelle piazze, fino a dare il libero accesso a figure politiche di partito che, strumentalizzando subdolamente le tematiche della lotta antispecista, portano avanti in realtà i loro interessi di potere, facendo leva sul consenso pubblico.

Le infiltrazioni fasciste sono state tollerate perché veniva a mancare l’ideale di libertà totale che ci ha sempre contraddistinto. Inoltre i discorsi si sono fatti sempre più annacquati per adattarsi allo standard dell’opinione pubblica, e si sono cominciate ad avanzare rivendicazioni come nuove norme e leggi per migliorare la condizione degli animali, mentre in precedenza la lotta per la liberazione animale aveva sempre rifiutato la politica dei piccoli passi e il dialogo con lo Stato.

Da questi incontri si è manifestata la volontà di arginare certe derive riformiste e zoofile, rilanciando un movimento di liberazione animale su basi anarchiche/libertarie, che attraverso una costante attenzione e autocritica affermi un’idea di libertà che non riguarda soltanto gli animali non umani ma anche la Terra e gli esseri umani. Per questo si è ribadita l’importanza di porre l’accento sull’intersezionalità delle lotte, pensando a come creare una sinergia tra di esse (antispecismo, ecologismo, antifascismo, antirazzismo, antisessismo, lotta alle carceri ecc.).

Questi incontri, che continueranno a tenersi in diverse parti d’Italia a scadenza periodica, hanno lo scopo di conoscerci e riconoscerci in base al confronto sulle domande poste all’inizio: da dove veniamo, chi siamo, cosa vogliamo?

Invitiamo realtà e individualità antispeciste a partecipare nel tentativo di far rinascere un movimento di liberazione animale radicale in cui tuttx possano sentirsi partecipi e attivx.

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